Nel cuore del dibattito sull’industria automobilistica europea, le regioni industriali stanno affrontando una crisi senza precedenti. Guido Guidesi, figura chiave nella Regione Lombardia e ora alla guida dell’Ara, mette in evidenza la necessità di intervenire con urgenza per proteggere le imprese e salvaguardare i posti di lavoro. La situazione è delicata, e ogni giorno di ritardo potrebbe portare a conseguenze irreversibili. Le sanzioni previste dal Regolamento Ue sulla mobilità elettrica rischiano di colpire duramente le aziende europee, già sotto pressione per le crescenti vendite delle auto cinesi sul mercato continentale.
Il problema principale riguarda la transizione energetica nel settore della mobilità, che secondo Guidesi è stata gestita in modo non adeguato. Il mercato e i consumatori hanno dimostrato che l’approccio attuale è sbagliato, favorendo un vantaggio competitivo per i produttori cinesi. L’arrivo massiccio di veicoli provenienti dalla Cina sta già avendo un impatto negativo sulle industrie locali. In questo contesto, l’Europa deve riconsiderare le proprie strategie per garantire la sopravvivenza del suo settore automobilistico.
Per affrontare questa sfida, Guidesi identifica tre priorità cruciali. La prima è salvare le imprese attraverso misure immediate di sostegno finanziario. La seconda riguarda la sospensione delle sanzioni previste dal Regolamento Ue sulla mobilità elettrica, che entreranno in vigore nel 2025. Queste sanzioni rischiano di colpire pesantemente le aziende che non rispetteranno le tempistiche previste, aggravando ulteriormente la crisi economica. Infine, la terza priorità è riformulare le modalità della transizione verde, permettendo alle aziende di lavorare su più tecnologie, dall’elettrico all’endotermico, ai bio carburanti e agli e-fuels, fino all’idrogeno.
L’obiettivo finale è creare un ecosistema industriale efficiente e sostenibile, capace di competere con i concorrenti globali. La neutralità tecnologica è essenziale per raggiungere questo scopo, consentendo alle aziende di scegliere le soluzioni più adatte alle loro esigenze specifiche. Solo in questo modo sarà possibile ridurre le emissioni in modo efficace e sostenibile, preservando al contempo la competitività del settore europeo.
Il tempo stringe, e l’Europa non può permettersi di procrastinare oltre. Bruxelles ha annunciato un Clean Industrial Act per fine febbraio 2025, ma ci sono dubbi su se questo sia sufficiente. Mentre si attendono nuove direttive, è fondamentale concentrarsi sulle situazioni di crisi attuali, evitando la chiusura delle imprese. La Lombardia, ad esempio, ha già visto tre stabilimenti storici di componentistica per motori endotermici annunciare la chiusura, un segnale preoccupante della velocità con cui la situazione si sta deteriorando.
Prima di pensare a correttivi regolamentari e incentivi, è necessario sostenere la filiera industriale, fornendo ammortizzatori sociali e altre forme di supporto per evitare le chiusure e la perdita di competenze. Gli Stati devono fare la loro parte, mentre l’Unione Europea dovrebbe destinare fondi per queste operazioni di salvataggio. Solo in questo modo sarà possibile preservare l’intero sistema industriale e prepararlo per il futuro.
Il cambiamento di rotta richiesto passa attraverso la neutralità tecnologica, un approccio che permette alle aziende di scegliere liberamente le tecnologie più appropriate per ridurre le emissioni. Questa visione è stata condivisa anche dal gruppo Ppe nel Parlamento Europeo, che ha recentemente espresso la necessità di un nuovo percorso per la mobilità sostenibile. L’obiettivo è calare gli obiettivi di decarbonizzazione nella realtà, considerando l’impatto complessivo della produzione e dello smaltimento dei veicoli, non solo le emissioni durante l’utilizzo.
Un esempio significativo è dato da Stellantis, che dopo essere uscito dall’Acea è ora tornato nell’associazione. Questo segnale positivo potrebbe indicare un maggiore allineamento tra le aziende e le istituzioni europee, favorendo un dialogo costruttivo per affrontare le sfide del settore. L’obiettivo finale è garantire che l’Europa mantenga un’industria automobilistica forte e competitiva, capace di far fronte alle sfide globali del futuro.
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