L'analisi del governo svizzero si limita a raccogliere dati da altre fonti, senza apportare contributi originali o indagini specifiche. L'assenza di dettagli sui principali attori del mercato, come Cargill, Bunge Global, Archer-Daniels-Midland, Louis Dreyfus e Cofco International, è particolarmente notevole. Queste aziende, con sede a Ginevra, hanno un ruolo fondamentale nella dinamica dei prezzi, ma non vengono nemmeno menzionate. Manca anche qualsiasi discussione sulla concentrazione di potere nel mercato e sui guadagni ottenuti durante i recenti rialzi dei prezzi.
Il rapporto conclude che la speculazione non influisce negativamente sui prezzi delle materie prime, sostenendo che essa abbia un effetto moderatore. Tuttavia, questa tesi ignora ampiamente la letteratura contraria, che avrebbe potuto offrire una prospettiva più equilibrata. La mancanza di ricerche originali e l'assenza di dati empirici rendono il rapporto incompleto e poco convincente.
Nel lungo periodo, la speculazione finanziaria non sembra avere un impatto significativo sui prezzi delle materie prime agricole. Elementi esterni, come condizioni climatiche e politiche commerciali, giocano un ruolo decisivo nelle variazioni dei prezzi. Ad esempio, l'olio extravergine di oliva spagnolo, scambiato solo nei mercati fisici, ha registrato aumenti storici anche in assenza di mercati dei derivati. Questo caso dimostra che la speculazione non è sempre la causa principale delle impennate dei prezzi.
Tuttavia, ci sono eccezioni interessanti. Negli Stati Uniti, la speculazione sulle cipolle è vietata dal 1958, ma ciò non ha ridotto la volatilità dei prezzi. Questo esempio suggerisce che altri fattori, oltre alla speculazione, possono influenzare i mercati. Una maggiore comprensione di questi meccanismi sarebbe essenziale per formulare politiche efficaci.
Nel breve periodo, la speculazione può distorcere i prezzi, come dimostrato dal caso del cotone. Nel 2011, Glencore, un colosso svizzero del commercio delle materie prime, accusò la sua rivale Louis Dreyfus di aver manipolato artificialmente i prezzi del cotone, causando perdite ingenti. Questo episodio mette in luce come la speculazione possa avere effetti immediati e significativi sui mercati, specialmente quando vi sono pratiche discutibili.
La questione della manipolazione dei prezzi solleva interrogativi importanti. Se Glencore ha rilevato irregolarità, perché non sono state approfondite? Un'indagine più dettagliata avrebbe potuto fornire risposte utili e migliorare la regolamentazione del mercato. Invece, il rapporto svizzero preferisce evitare queste domande delicate, optando per una visione superficiale del fenomeno.
Il rapporto svizzero propone di non intervenire, sostenendo che l'aumento della trasparenza non cambierebbe sostanzialmente la situazione. Questa posizione è problematica, poiché ignora le preoccupazioni crescenti riguardo all'opacità del settore. Le autorità di vigilanza finanziaria e vari governi mondiali hanno già evidenziato come i mercati delle materie prime siano insufficientemente regolamentati e poco trasparenti.
La divulgazione delle dimensioni delle scorte controllate dalle aziende svizzere sarebbe un passo importante verso una maggiore trasparenza. Tuttavia, il rapporto sostiene che questa informazione sia un segreto industriale, che le aziende non dovrebbero rivelare per non compromettere la loro competitività. Questa visione protezionista ostacola ogni tentativo di migliorare la regolamentazione del settore, lasciando spazio a pratiche opache e potenzialmente dannose.
Nel corso di tre anni, dall'inizio del 2019 al termine del 2022, un fotografo italiano ha esplorato le profondità culturali dell'arcipelago africano di São Tomé e Príncipe. Questo piccolo gruppo di isole nell'Oceano Atlantico, una volta sotto il dominio portoghese, ospita tradizioni teatrali uniche che riflettono la sua complessa storia coloniale. Attraverso il suo progetto a lungo termine intitolato Cham, Nicola Lo Calzo ha documentato l'eredità della diaspora africana e della schiavitù, mettendo in luce come queste esperienze continuino a plasmare l'identità contemporanea degli abitanti.
Nell'ambiente magico della foresta equatoriale e nelle strade delle città, gli abitanti di São Tomé e Príncipe danno vita ogni anno a spettacoli teatrali che fondono passato e presente. Il Tchiloli e il Danço Congo sono due manifestazioni principali di questa tradizione. Il primo è uno spettacolo di strada ispirato a un'opera portoghese del XVI secolo, mentre il secondo è una danza pantomimica nata clandestinamente durante i periodi di festa concessi agli schiavi. Entrambi rappresentano forme di resistenza culturale contro l'oppressione coloniale, preservando la memoria dei loro antenati africani e le lotte per la giustizia.
L'Auto de Floripes completa questo mosaico teatrale con storie medievali europee reinterpretate localmente. Questi spettacoli non sono solo intrattenimento, ma testimoniano una società organizzata in comunità ereditate da cinque secoli di colonialismo, che hanno subito schiavitù, sorveglianza e segregazione. Le pratiche teatrali costituiscono un modo per definire l'identità collettiva, dove il passato continua ad influenzare la vita quotidiana.
Dalla scena di un'ex clinica costruita nel 1914 per i lavoratori delle piantagioni di cacao ai preparativi segreti dietro le quinte, Lo Calzo ha catturato momenti significativi di queste tradizioni. Le immagini mostrano personaggi storici interpretati con costumi elaborati e scene di trance indotta dalla danza frenetica, sottolineando la persistenza di queste pratiche nella vita moderna dell'arcipelago.
Queste tradizioni teatrali non sono solo un riflesso della storia coloniale, ma anche un mezzo per mantenere viva la memoria e celebrare la resilienza di un popolo. Essi dimostrano come la cultura possa essere un veicolo potente per la conservazione della storia e la promozione della giustizia sociale, offrendo alle nuove generazioni un legame tangibile con il proprio passato. La documentazione di Lo Calzo serve come un importante archivio visivo di queste pratiche, garantendo che la loro importanza non venga dimenticata nel flusso del tempo.
In un articolo potente e riflessivo, un soldato israeliano ha condiviso la sua esperienza nella Striscia di Gaza. Il suo racconto mette in luce la rapidità con cui le persone si abituano alla distruzione e alla desolazione, nonostante l'orrore che li circonda. L'autore sottolinea l'importanza di portare alla luce ciò che sta accadendo, affinché il mondo possa essere testimone della realtà vissuta dalla gente di Gaza. Questo resoconto anonimo offre una prospettiva intima sulla vita quotidiana in mezzo al caos.
Nel cuore del Medio Oriente, durante un periodo di grande turbolenza, un soldato israeliano ha scelto di condividere le sue osservazioni sul terreno. La Striscia di Gaza, un tempo fertile e vivace, ora presenta scene di devastazione ovunque lo sguardo si posi. Giardini distrutti, case ridotte a cumuli di macerie e strade desolate testimoniano l'impatto devastante del conflitto. Nonostante tutto, la vita continua in modo sorprendente: uomini cucinano pita su fuochi improvvisati, mentre altri cercano di sopravvivere tra le rovine. Queste immagini forniscono un ritratto crudo ma autentico della resistenza umana in condizioni estreme.
L'autore riflette profondamente sulle cause e le conseguenze della situazione, evidenziando come l'afflusso di armi abbia alimentato la violenza. Egli avverte che questa distruzione avrà un impatto duraturo, plasmando non solo le vite attuali ma anche quelle delle future generazioni. In questo scenario desolato, la domanda cruciale rimane: quale futuro può offrire il mondo a chi è costretto a vivere in tali condizioni?
Da una prospettiva giornalistica, questo resoconto invita a una maggiore consapevolezza e responsabilità collettiva. Esso solleva interrogativi importanti sul ruolo della comunità internazionale e sugli effetti a lungo termine dei conflitti. Ci ricorda l'importanza di non dimenticare e di continuare a porre l'accento sui diritti fondamentali e sulla dignità umana in ogni angolo del mondo.